Taxinsonne by Vincenzo Di Giacomo
autore:Vincenzo Di Giacomo [Di Giacomo, Vincenzo]
La lingua: ita
Format: epub
pubblicato: 2013-02-12T00:00:00+00:00
IL TRADUTTORE
Via Paganini 25 scala I, dodicesimo piano, interno 127. Era lâindirizzo che gli aveva dato Candida, ricordandogli che, con il GPS sullâauto, per Bruno era meglio prendere la metro.
Il ragazzo impiegò circa venti minuti per raggiungere il luogo dellâappuntamento. Si trovava appena fuori città , un palazzone di tredici piani con mini appartamenti tipo residence, dove alloggiavano studenti, manager e pendolari. Faceva parte di un più ampio complesso residenziale che la vicinanza con la metropolitana rendeva strategico per coloro che non volevano o non potevano permettersi di abitare in città .
Si trattava di una soluzione abitativa architettonicamente avanzata. Tutti gli appartamenti, di circa quaranta metri quadri, erano rivolti a sud per sfruttare la luce del sole dallâalba al tramonto, e le stanze da letto, i soggiorni e gli angoli cottura affacciavano, attraverso una vetrata unica, su un terrazzino privato. Insomma, tutto il necessario per un single o una coppia senza pretese.
La targhetta sul videocitofono confermò a Bruno che lâintera scala faceva parte del gruppo B&B.
Candida lo accolse un poâ agitata. Forse, pensò Bruno, anche lui avrebbe dovuto sentirsi inquieto, ma la lunga chiacchierata con Milena lo aveva portato in paradiso, e non aveva alcuna voglia di tornare sullâinferno terreno.
Candida aveva comprato tutti i giornali di quel giorno e ritagliato gli articoli che trattavano del rapimento.
Li aveva disposti uno accanto allâaltro sul tavolo. Bruno li guardò con superficialità , preferiva fosse lei, la detective, a fargli il riassunto.
«Un caffè, voglio un bel caffè» disse sbadigliando. «Si può fare? Câè lâoccorrente?».
La ragazza lo guardò stupita. «Puoi spiegarmi cosa ti prende? Perché non leggi?».
«Caffè?» Ripeté lui mimando il gesto di bere da una tazzina.
Si diresse verso lâangolo cottura e vide che in un pensile vi era tutto il necessario. Qualche minuto dopo lâaria profumava di caffè.
Intanto Candida lo aveva messo in guardia circa la prossima visita dei giornalisti. La sua fonte le aveva detto che entro la serata il nome di Bruno sarebbe saltato magicamente fuori.
La notizia lo trascinò con violenza nella realtà . Sì, ora la cosa si faceva seria.
«Bene, finalmente sei tornato qui, ciao, ti ricordi di me?» Prese a canzonarlo lei, incrociando le mani davanti al viso come per controllare che fosse realmente sveglio. «Sono Candida, quella stupida che vuole aiutarti, ma cosa ti sei fumato oggi? Possiamo parlare seriamente, per cortesia?».
Lâeuforia della giornata fu di colpo annullata, forse a ragione, dallâinsistenza della ragazza.
«Oggi ho fatto due cose importanti, tu me le fai sembrare nulle e inutili».
Candida lo guardò in modo minaccioso, giustamente risentita per la futilità di ciò che aveva detto Bruno, quasi fosse lei la responsabile della situazione. «Senti, Bruno, non sopporto più questâatteggiamento di autocommiserazione. à ora che cresci, che ti comporti da adulto. Devi smettere di nasconderti, diventa protagonista della tua vita».
Nellâesortazione a reagire câera tutta Candida, la sua grinta nella vita non era costruita artificiosamente, ma sofferta, conquistata minuto su minuto, giorno dopo giorno, anno per anno.
Le era mancata una famiglia che la portasse per mano nellâadolescenza, una sorella, un fratello, qualcuno che non fosse obbligato come la nonna, interessato come la casa di accoglienza, occasionale come gli amici che passavano nel centro.
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